La massa muscolare di queste creature giunoniche non impedisce minimamente la leggerezza di una danza aerea e funambolica, che domina lo spazio e sfida la legge di gravità. E’ curioso tuttavia il contrasto tra i muscoli tesi delle schiene, dei glutei, delle gambe, con l’eleganza delle mani e dei piedi, con la tranquilla pacatezza dei volti , che sembrerebbe suggerire la riappropriazione di un ideale estetico del tutto inusitato. In effetti, l’irrompere della carne, così evidentemente gratificata dal cibo, gioca la sua sfida beffarda non solo allo spazio, ma anche ai canoni estetici odiosamente imposti dalle mode salutiste.
Dal punto di vista segnico va qui sottolineata la precisione del tratto che sfiora il virtuosismo. E’ inoltre notevole la stesura pittorica fatta di velature che portano al massimo risalto la suggestione immaginifica di questi lavori. Invisibili fari accecanti sottolineano il realismo dei corpi carezzandone i volumi e alludendo a un ambiente circense.
Queste esibizioni, di fronte a un pubblico invisibile, sono giocate (…) sull’invenzione di abbigliamenti del tutto incongrui, tute o costumi succinti, dai colori vivaci e funzionali a sottolineare le linee del corpo. Le scenografie suggeriscono spazi illimitati, in alcuni casi favolosi, comunque prospettici e vaghi. In questi vuoti simbolici i corpi si librano nel volo calcolato del funambolismo, dove nessun gesto è casuale e dove la parvenza della caduta è solo una mossa acrobatica ad effetto. (…)
Patrizia Comand può vantare due meriti: da un lato la singolarità della scelta compositiva, che conferisce immediata riconoscibilità alla sua cifra stilistica. In secondo luogo va riconosciuta l’alta qualità della sua tecnica pittorica e l’incisività del segno.
Queste doti conferiscono alla sua narrazione non solo il peso dell’autorevolezza, ma anche il segno della partecipazione al disagio di vivere sul filo teso tra il voler essere e il dover apparire.
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