UNA GUERNICA DEL FANTASTICO .
Succede quando deve succedere. Avviene nella carriere d’ogni artista (…) ad un punto centrale del percorso, in un momento apicale della propria consapevolezza, diventa necessario compiere il Capo d’Opera.
Non il capolavoro inteso o frainteso, bensì proprio il Capo d’Opera, quello che veniva richiesto già in quel passato mitico quand’ erano ancora le arti la necessaria espressione del talento e della sapienza congiunti.
Patrizia Comand da anni si esercita in una sorta di gioco visivo fra fantasie ludiche: scommette sul rimbalzo fra stimolo ironico e scatto onirico. (…) Procedendo ha negli anni ha elaborato un incredibile virtuosismo del disegno.
Poi ha deciso di scommettere con o addirittura contro se stessa: ha optato per il Capo d’Opera in un dipinto che ambisce alle dimensioni d’ una Guernica del Fantastico dove decide di riassumere ogni esperimento suo portato avanti fino ad oggi. Ha cercato una fonte d’ispirazione. E l’ ha voluta non facile.
Il Capo d’Opera richiede che ci si misuri, oltre che con se stessi ancora di più con la Storia complessiva delle arti. E dunque…
Patrizia Comand ha ritrovato uno dei miti sedimentati agli albori della nostra modernità. Attenzione, non quella che inizia con il secolo ventesimo. Troppo facile. (…) Ha avuto il coraggio d’ andarla a reperire in quella Basilea della fine del Quattrocento dove la stampa fiorisce e con i primi suoi tentativi introduce l’immagine incisa.
E’ così che ha ridato nuova forma al mito di Sebastian Brant “Das Narrenschiff”, quel curioso capolavoro della stampa agli
esordi ….
Talvolta gli artisti hanno la capacità di rimescolare le carte, di assemblare le esperienze che la memoria visiva trascina. E di rilanciare la coscienza sedimentata in una nuova strada vitale. Perché è innegabilmente la vitalità, quella che traspare immediatamente da questa riedizione della Nave dei Folli, una vitalità sostanzialmente ironica e arguta. (…)
Ultima e necessaria considerazione: quanto è tessuta con abilità la tela infinita del suo racconto! Ma non operava così forse già Penelope quando tesseva la sua all’ infinito, in attesa del ritorno di Ulisse?
|